Identità corporea e rivalità femminile img_home
Nonostante l'attuale emancipazione femminile constato quotidianamente una forte rivalità sia nei confronti dell'uomo che delle donne stesse. I comportamenti obliqui, screditanti, di negazione, inganno, rimozione, e maldicenti, sono infiniti, subdoli, e sottili.
Freud sosteneva che la rivalità delle donne derivasse dall'invidia dei pene e dal triangolo edipico.
I neofreudiani sostengono che ogni complesso d'inferiorità femminile derivi dall'atteggiamento sociale che agevola l'uomo verso la realizzazione e l'autonomia e di contro condiziona e relega la donna in una situazione di dipendenza economica e di limitazione spazio-temporale. Se tutto ciò corrisponde pienamente a quanto accadeva fino ad una ventina di anni fa, oggi non possiamo più allinearci solo ed unicamente a queste interpretazioni.

L'attuale nevrosi delle donne realizzate nel mondo del lavoro ed economicamente autonome, libere in campo sessuale, nello spazio e nella gestione del proprio tempo, pur avvalendosi delle vecchie problematiche, si fonda anche su di un conflitto inconscio tra vissuto consapevolmente libero da pregiudizi e vissuto archetipico. La storia filogenetica e ontogenetica della donna alberga nell'inconscio prepotentemente in piena antitesi con l'effettiva emancipazione. L'ansia, la depressione ed i comportamenti distruttivi verso il prossimo e se stesse sono variegati. Il corpo di queste donne pur essendo di bell'aspetto mostra la respirazione corta, i piedi piatti o le dita aggrappate, il bacino contratto, le labbra serrate ed il colorito pallido. Le gambe quasi sempre hanno poca forza, nessuna, tra queste donne ha un buon contatto con le profonde emozioni e tantomeno con i vissuti archetipici.

L'identità corporea di una bambina assume già una sua precisa connotazione sin da quando la madre attende. La gestante è già vincolata alle opinioni precostituite sul femminile, tanto che alla sola idea di partorire una femmina inizia subito a proiettare una serie di costellazioni, di luci e di ombre contrastanti tra il male e il bene. Per una donna la figlia è l'incarnazione del suo alter ego proiettato nel futuro, se la proiezione è positiva la relazione madre-figlia avrà risvolti creativi nel tempo, ma se la gestante perpetua il riflesso negativo dei suoi rapporti difficili con la madre e le sorelle sentite come rivali, le sue emozioni creano continue difficoltà di rapporto. Se inoltre la futura madre costella sulla figlia l'immagine negativa della donna perdente, sfortunata e sottomessa, avrà già nei confronti della bambina un atteggiamento ostile. Se rivive le emozioni di rivalità che aveva sempre provato in questo gioco perverso di proiezioni inconsce la piccola ignara, per sopravvivere, si impegna subito ad adottare meccanismi di difesa rispetto ad una donna strapotente. Le difese per lo più sono di sopravvivenza, giammai di vittoria sulla madre tanto amata quanto odiata e temuta. In tutte le fiabe ed i miti il padre è assente, il suo silenzio, la sua ignavia rispetto alla moglie lo rendono complice dell'infelicità delle figlia più bella, come se inconsciamente ed indirettamente volesse punirla per la sua bellezza che provoca ed alimenta desideri di libidine incestuosa. Inconsapevolmente il padre affida alla madre ed alle figlie meno attraenti, il compito di proteggerlo e di difenderlo da tanto inconscio desiderio proibito. Il beneficio che il padre ne riceve è la sua salvezza dall'incesto, il suo silenzio lo esime dall'assumersi un atteggiamento responsabile. Egli non si assume né la responsabilità di proteggere la figlia dai suoi desideri, né tantomeno di difenderla dagli attacchi distruttivi delle altre donne, anzi sono le stesse donne che lo proteggono dai suoi impulsi incestuosi. Tutto ciò alimenta nella madre e nelle sorelle ulteriori comportamenti distruttivi verso la figlia che il padre preferisce.

Nell'attacco accecante della rivalità femminile, l'illusione è che eliminato l'oggetto della propria invidia il maschio sarà finalmente e completamente proprio. La donna incastrata in questo terribile sentimento, perverso, intenso di invidia, gelosia, rivalità, inconsciamente si riconosce solo nel ripetere all'infinito l'azione distruttiva verso altre donne ma, anche verso gli uomini che vorrebbe possedere fino a distruggerli e a castrarli in ogni loro progettualità creativa. La rabbia verso il padre assente detentore del potere bellico è ancor più infinita. La rivalità non ha limiti: se nella figlia o nella madre la donna invidia la bellezza e la seduttività, nell'uomo invidia il pene, il suo potere sociale, la sua superiorità culturale ed economica. Anche la donna realizzata nel lavoro e nell'amore in senso moderno e nel contempo antico, ha una distruttività che si estende a macchia d'olio contro le altre donne e contro gli uomini, ma soprattutto verso se stessa. Nel suo inconscio ella si vive sempre attraverso l'antica immagine archetipica di un essere inferiore e limitato. Nelle fiabe citate e nel mito di Eros e Psiche le eroine, oggetto di invidia femminile pur essendo anch'esse come tutti gli esseri umani invidiose del potere delle altre donne, usano le loro energie per integrare attraverso il dolore la parte maschile positiva. Il principe oppure Eros non sono che l'animus che la fragile fanciulla rende proprio per divenire forte e per realizzarsi in una sua propria autonomia.
Ella esponendosi al rischio degli attacchi invidiosi e penalizzanti, lotta per trovare il proprio "Sé". L'energia è utilizzata per sentire la fierezza della propria femminilità e non per scalzare la donna antagonista. Le donne che nella vita continuano ad investire il ruolo delle matrigne, sorellastre e suocere simili ai personaggi delle fiabe e del mito citato utilizzano inconsciamente le loro energia per distruggere l'oggetto della loro invidia fuori e dentro di sé. Come nelle fiabe il circolo vizioso è un boomerang che ritorna loro indietro: l'oggetto dell'invidia, nelle difficoltà da loro create trova la sua forza e la sua realizzazione, mentre loro continuano ad accumulare sconfitte di inutili battaglie". La perdita di energia è tale che mai queste donne riescono a sentire i loro limiti ma tantomeno la loro luce.

Spesso in analisi vengono donne oggetto dell'invidia altrui che pur avendo lottato per integrare il proprio lato maschile sono vittime della scissione inconscia tra vissuti emancipati e vincenti e vissuti archetipici ricchi di opinioni precostituite e pregiudizi su un femminile prevaricato e sottomesso. A tal fine cito il caso di Marina, docente universitaria felicemente sposata e di bell'aspetto. Improvvisamente senza un motivo apparente è colta da una forte agorafobia. Lei così libera nello spazio e nel tempo può uscire solo se accompagnata. Sente le gambe paralizzarsi, sente una fame incontenibile fino a divenire obesa,- arriva ad evitare il dentista quando le si ammalano i denti. Riduce la sua bocca e il suo aspetto fisico il più repellente possibile. Fu molto difficile per lei sentire il suo respiro e accettare di toccare la terra con i piedi nudi, ancora più difficile fu per lei ascoltare il suo inconscio attraverso il lavoro onirico. Dopo un anno di paziente lavoro sui sogni sul respiro e il rilassamento, Marina sognò: "devo attraversare un fiume perché sull'altra sponda c'è la mia salvezza però la mia difficoltà è che sulle spalle devo portare una prostituta grassa con le gambe paralizzate, non posso abbandonarla perché senza di me morirebbe". Elaborammo il significato reale tra amore e piacere sessuale, libertà sessuale e prostituzione. Le idee erano confuse, la storia filogenetica e ontogenetica della donna emergeva prepotente attraverso il lavoro onirico in contrasto alle idee emancipate di Marina. Sempre più sconcertata nel riconoscere la sua parte "ombra" iniziò a far emergere la rabbia, il dolore di essere nata femmina. Dopo forti emozioni, davo contatto ai suoi piedi e la inducevo a visualizzare i colori dei suoi organi ed infine i colori della sua aura. Un giorno emerse un sogno ancor più sconcertante per Marina che aveva sempre sostenuto l'importanza dell'autonomia economica femminile. Il suo sogno è questo: "Mia madre è morta e io mi trovo in banca per ereditare i suoi soldi. Sto parlando con un impiegata bruttina ed antipatica che mi chiede chiarimenti sulla provenienza del denaro. Mi chiede il "modulo 740" di mia madre e poiché non c'è l'ho fa dell'ironia. lo spiego che mia madre era molto bella e non voleva lavorare perchè aveva dei problemi alla schiena e si stancava presto, inoltre non era molto istruita come un bel signore che le faceva dei regali anche in denaro, così lei era riuscita a mettere da parte parecchi soldi. L'impiegata vuole sapere anche di me. Rispondo che io non sono così speciale. Ho studiato, lavoro duro e mi mantengo da sola. A questo punto penso che il sogno sia finito e penso che è un sogno di invidia. Ho l'impressione di avere della sabbia in bocca. Capisco che mi si e spezzato un dente, ritiro la scheggia che è lunga ed acuminata, mi alzo e vado in bagno dove c'era il mio compagno. Mi guardo allo specchio, il dente è distrutto, la gengiva sanguina, io chiedo aiuto al mio uomo, ma lui non sembra capire e mi risponde con una frase incomprensibile". Credo che anche chi non conosca la simbologia dei sogni possa sentire chiaramente come questa ragazza così realizzata, così autonoma si senta inferiore a sua madre che era la moglie di un uomo che le faceva dei regali e le dava un riguardoso status economico. Marina che già non si sente così speciale come sua madre, ha un ragazzo che nel sogno non la sostiene, non la comprende in un momento in cui il dente si sbriciola e la bocca sanguina. Il dente, che nella realtà serve per masticare e digerire, nel sogno è distrutto quindi non le permette di masticare bene il cibo. Simbolicamente il cibo è legato all'affettività materna, quindi lei ha difficoltà a digerire i sentimenti che prova verso sua madre tanto da strutturare l'idea di non essere una donna valida per tutte le sue caratteristiche positive ed una ragazza amata dal suo partner. Su questo filone dell'invidia per la madre, che ha avuto un uomo che l'ha mantenuta, posso riportare il sogno di Anna, un'altra paziente che aveva una madre molto modesta sotto tutti i punti di vista , sia sotto l'aspetto fisico che culturalmente, però aveva un marito che la manteneva. Contrariamente la mia paziente è una professionista economicamente autonoma. Sognò che sua madre possiede un cassettone antico molto prezioso ricolmo di biancheria di pizzo costosa, si accorge che lei ha un cassettone di plastica, con poca biancheria acquistata in un grande magazzino. In questo sogno, Anna contatta il suo irrazionale senso d'inferiorità rispetto a sua madre, nonostante che la realtà le confermi continuamente il suo reale valore. Sia Marina che Anna sono la tipologia peculiare di molte donne in carriera, che attraverso la rivalità inconscia con la madre rivivono anche il complesso archetipo della fanciulla brutta ed impura. Ancora oggi nelle società primitive l'uomo che vuole sposare una bella ragazza offre al padre denaro o merce in quantità; egli assicura alla futura moglie uno status economico rilevante. Contrariamente, quando un padre si rende conto che sua figlia è brutta o impura, è lui che offre denaro e sicurezza economica all'uomo che accetta di sposarla.. Inconsciamente le donne emancipate ed autonome si vivono una identità corporea deformata. In esse preesiste prepotente l'immagine della donna amorale e non attraente, non meritevole quindi di essere scelta da un uomo disposto a pagare per averla accanto. Esse inconsciamente investono ed impersonano l'immagine della donna brutta ed impura che per essere sposata deve pagare. In una percezione di sé così deformata il complesso d'inferiorità agisce autonomamente con comportamenti distruttivi verso le altre donne ritenute, anche se erroneamente di maggior valore, ma soprattutto verso sé stesse. Più il complesso è inconscio, più assume forza prepotente e distruttiva fino a strutturare sintomi nevrotici. Il lavoro terapeutico sul sogno e sul corpo protende ad aiutare queste donne a sentire e riconoscere il complesso e la forte rabbia che ne deriva. La rabbia è prima convogliata verso la madre ed i fatti contingenti delle relazioni significative familiari, man mano fuoriesce l'ira la paura il terrore verso il collettivo. La storia filogenetica ed ontogenetica che per secoli ha penalizzato i desideri di libertà e autonomia femminile emerge prepotente in contrasto con le istanze di vita moderna. E' sconcertante, ma dai vissuti onirici ed emozionali, si può constatare come ancor oggi alberghino e si perpetuino nell'inconscio della donna, le antiche crudeli restrizioni, punizioni ed emarginazioni verso il mondo femminile.

La letteratura, la storia ed ancor peggio il codice civile, sono testimonianze eclatanti di tanta ingiustizia sociale. Basti ricordare che fino al 1968 la legge imponeva due anni di carcere alla donna adultera ed altrettanto dicasi per chi abortiva. Ancora oggi si discute se ripristinare la legge contro l'aborto! Sembra un'assurdità ma fin anche andare al mare in costume nei primi dei novecento era ancora un comportamento femminile che il collettivo puniva con l'emarginazione ed il giudizio negativo. Se le donne non sottostavano alle regole imposte dal collettivo maschilista finivano nei manicomi o nei conventi come la monaca di Monza descritta dal Manzoni. Ogni antico tabù verso la natura femminile continua ad agire autonomamente, ancora oggi, in tutti gli uomini e le donne, in netto contrasto con quanto si è codificato nell'ultimo ventennio. Se nell'uomo può essere una difesa verso l'evoluzione della donna, per la donna è il perpetuarsi degli antichi terrori delle disumane punizioni e dell'emarginazione.

L'espressione viva del dolore e della rabbia delle donne in terapia è un grido di disperazione impotente, ma il sostegno del terapeuta, il rilassamento il contatto positivo con i propri colori che emergono dalla propria aura, conferiscono fiducia e fierezza della natura feconda e creativa che appartiene solo al corpo delle donne. Dopo molte sedute Anna mi raccontò che, poiché il marito era precedentemente separato da sua moglie e da suo figlio, lei era molto gelosa ed avrebbe voluto distruggerli. Tutta la sua energia era rivolta contro di loro e non riusciva ad utilizzarla per la sua felicità relazionale e professionale. In seguito Anna ebbe un bambino, man mano che lo cresceva elaborava il suo rapporto con la madre e con il femminile nella storia e nel sociale, fino ad entrare a contatto con la sua reale identità corporea. Un sogno confermò la sua gioia interiore: "il mio compagno mi portava nella sua ex casa e mentre eravamo li, entrava la sua ex moglie e sua suocera. La donna aggredisce il mio compagno ed io smorzo la situazione scherzando e facendo amicizia con lei, tanto che diviene ben disposta verso di me. Anzi ce ne andiamo via insieme.

Lei era carica di pacchi della spesa da mettere in macchina, io l'aiuto. Noi parliamo del figlio primogenito che nega il padre, i nostri amici dicono di abbandonarlo a se stesso; io sostengo che sarebbe stato bene che mio marito cercasse di avvicinarlo per avere un buon rapporto. Inconsciamente Anna si è riconciliata con il femminile. Non è più rivale, ma amica e collaboratrice dell'ex moglie del marito ed anche del figlio nato in prime nozze. Anche nella realtà ha perso la sua ostilità. Con questo sogno mi sembra di chiarire qual è l'elaborazione che dovrebbe fare una donna per la sua serenità ma anche per aiutare indirettamente la crescita psicologica dell'uomo. L'uomo sentendosi conteso si illude di gratificare il suo narcisismo, ma nel contempo vive nella paura, nella colpa, nella menzogna, nell'angoscia ed in un grande senso di impotenza rispetto alla rivalità delle donne che lo circondano. Egli teme che qualsiasi cosa faccia o dica potrebbe farle perdere l'affetto di una di loro. Soltanto quando una delle due donne non è più rivale, ma veramente amica, nel suo inconscio, può aiutare l'uomo a superare il suo narcisismo e la paranoia che lo mantiene ansiosamente bambino insipiente. L'uomo attualmente non è motivato a crescere psicologicamente perché la rivalità femminile è un nutrimento per il suo narcisismo. Noi donne abbiamo avuto moltissime motivazioni per maturare; fino a circa venti anni fa ci trovavamo in una situazione di assoluta dipendenza economica, sociale, vincolate a forti limiti sessuali, temporali e spaziali.

L'ulteriore motivazione a superare il limite femminile della rivalità è legata alla relazione d'amore avere un ottimo rapporto psico-sessuale con un uomo adulto capace di essere fedele e sincero, non solo può gratificare individualmente ogni singola donna nella sfera affettiva, ma può dare anche riflessioni costruttive nel sociale.
Laddove esiste la distruttività nelle relazioni affettive, non può neppure esistere la creatività sociale politica ed economica.. L'economia e la politica, tutto quello che accade nella vita, è sempre il riverbero vivo dell'affettività individuale. Divenire solidali tra donne non è motivazione superficiale e narcisistica, è una motivazione che dall'individuale sì estende al collettivo. Mi auguro che questo messaggio induca ogni donna ad una riflessione ponderata e creativa. E' importante osservare che coloro i quali svolgono il servizio militare o un lavoro dipendente, pur essendo maschi, adottano immediatamente un comportamento di rivalità, analogo a quello delle donne. Molto probabilmente l'uomo sentendosi nella posizione di colui che potrebbe essere scelto da un'autorità, si comporta in modo che possa scalzare i suoi commilitoni, o colleghi. E' possibile che anche le donne siano rivali tra loro perché inconsciamente sentono di essere l'oggetto scelto dall'uomo ritenuto il detentore del potere. Nei sogni sopra analizzati le due donne invece di essere fiere della loro autonomia si sentono inferiori alle madri solo perché sono state scelte da uomini che le hanno mantenute. E' come se la donna, nonostante tutte le sue lotte per l'emancipazione, non abbia ancora raggiunto la fierezza della sua identità. Ella è ancorata al desiderio di essere riconosciuta, amata, capita da un uomo. Noto che quando la donna inizia a sentire il proprio corpo come l'unica reale identità che si estrinseca nella vita, nella spiritualità, con propria energia e proprie emozioni, diminuisce il bisogno di mettersi in competizione per ottenere più sguardi e più riconoscimenti. Questo è il traguardo che ogni donna dovrebbe raggiungere. Con la bioenergetica oltre a elaborare i vissuti onirici, si entra nel corpo, nel proprio grounding ossia nel sentire le proprie radici nella terra, nel sentire la propria forza individuale, nel sentire le proprie emozioni e quelle di coloro che ci stanno accanto. Si supera la paura di guardare oltre la facciata, la paura di riappropriarsi della realtà. Quando siamo padroni della realtà possiamo interagire in maniera tranquilla.Il continuo desiderio di essere riconosciuti dagli altri che nelle donne diventa rivalità e nell'uomo diventa desiderio di molteplici gratificazioni narcisistiche, non ci fa più essere reali. Nella ricerca di essere riconosciuti dagli altri la propria esistenza è vincolata e limitata appunto da tale riconoscimento. Ognuno di noi esiste perché respira, perché ha un cuore che batte, perché cammina, perché crea.

Maria Stallone Alborghetti


(1) Primo Congresso Clinico della Federazione Europea di Bioenergetica e Psicoterapia "Corpo e Identità".