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La crisi di panico si presenta improvvisamente con una forte ansia, angoscia, tachicardia e difficoltà respiratoria, talvolta con un’impossibilità a muoversi; il quadro completo conferisce un senso d’impotenza assoluta di fronte a ciò che rappresenta l’ostacolo esterno considerato l’oggetto scatenante.
A differenza delle persone incapaci a realizzare i propri obiettivi dovuti ai conflitti tra l’IO consapevole e l’inconscio, nella crisi di panico ci troviamo di fronte ad un sintomo che blocca completamente la vita dell’individuo che ne viene travolto.
La respirazione di coloro i quali soffrono di crisi di panico è completamente bloccata nella gola; prima di giungere al sintomo riuscivano a sopravvivere a malapena, alternando stati depressivi con stati ansiosi. La difesa che ha permesso loro di sopravvivere è stata quella di dare molta importanza alla razionalità, tagliando fuori il corpo.
Gli intellettuali cerebrali, ricchi di ideali dell’IO, eccellenti professionisti nel campo della matematica e della legislatura, statisticamente sono i più colpiti da crisi di panico.
La loro intelligenza razionale è di grande ausilio per riuscire a sentire che l’angoscia e l’ansia procurata dalla crisi di panico è soggettiva, completamente avulsa da un pericolo obiettivo. La parte inconsapevole che produce il sintomo è l’immagine del personale mondo interiore proiettata all’esterno.
La fonte originale della reazione di angoscia è rimossa, totalmente negata all’IO cosciente.
Giovanna all’età di 26 anni strutturò una forte crisi di panico mentre guidava sulla tangenziale di Roma; da quel momento in poi estese il panico al solo pensiero di prendere la metropolitana e qualsiasi mezzo pubblico che non le permettesse di andarsene quando era assalita dal panico.
Il sintomo procurò un processo regressivo, tanto da porre la paziente in una situazione di dipendenza infantile rispetto al fidanzato, il quale era obbligato ad accompagnarla in macchina ogni volta che lei doveva andare in luoghi lontani dalla sua abitazione.
Durante gli spostamenti, inoltre, era indispensabile evitare accuratamente la tangenziale, i tunnel e le strade molto trafficate.
La restrizione all’azione di Giovanna divenne sempre più limitante per se stessa e per il suo ragazzo, tanto che il loro rapporto si stava per compromettere. La frustrazione affettiva convinse Giovanna ad iniziare l’Analisi Bioenergetica.
Notai immediatamente le difficoltà respiratorie, il suo modo di camminare e di sedersi che contribuivano a peggiorare il blocco respiratorio; notai inoltre un volto completamente inespressivo, sembrava come se fosse stato ingessato.
Il suo modo di parlare era privo di emozioni ed espressioni del volto e della voce.
Mi chiedevo da dove iniziare per farla respirare, sentii che entrando nella sua rigidità mentale avrebbe accettato il suggerimento di sedersi con una postura corporea che le permettesse di respirare meglio, feci centro… Giovanna, cambiando posizione, sentì subito che il respiro era meno bloccato, senza sforzo, spontaneamente la respirazione diveniva un po’ più profonda.
Le suggerii di mettere una mano sul cuore ed una sulla zona pelvica per ascoltare fin dove riusciva ad inspirare e ad espirare: questo suggerimento peggiorò la respirazione!!!
Giovanna, pensando come poter respirare, riempiva paradossalmente il torace e svuotava completamente l’addome, sovraccaricava la testa di circolazione sanguigna, energia e tutti i flussi corporei.
La respirazione paradossale le fece aumentare l’angoscia e l’ansia, tanto che si rese consapevole dell’origine delle crisi di panico.
La conoscenza dell’origine del sintomo aprì la strada per iniziare a farle sentire che aprendo ritmicamente occhi e bocca oppure urlando “No!”, il respiro si approfondiva senza nessuno sforzo, il volto si illuminava divenendo più espressivo e la colonna vertebrale si rilassava.
Il desiderio di Giovanna di stare meglio quanto prima, le fece accettare di sdraiarsi sul materasso per sentire il respiro e tutte le vertebre della schiena, portando le ginocchia flesse fino allo stomaco e poi facendo scendere le gambe fino a battere i piedi sul materasso e sentire la loro pianta, poi allungando anche le braccia sopra alla testa e facendole scendere lungo il corpo per battere le mani chiuse a pugno.
Feci proseguire l’esercizio battendo contemporaneamente braccia, mani, gambe e piedi. Man mano che il movimento ritmico diveniva piacevolmente sentito, la colonna vertebrale si allungava e con essa il respiro diveniva spontaneamente profondo, irrorando tutto il corpo, mobilitando e facendo fluire energia, circolazione sanguigna, flussi interstiziali ed intercellulari e linfa vitale.
Suggerii di accompagnare ogni battuta dei pugni e dei piedi con una parola che indicasse il suo stato d’animo, iniziò a dire “no… basta…” poi sempre più “nooo…”.
Era un “no” alle restrizioni della vita, al sintomo, ma anche quel “no” che per tutta la vita aveva represso pur avendolo ricevuto ed introiettato.
Proseguì gli incontri portando molti sogni per analizzarli e facendo tanti esercizi del volto, del grounding, del bacino, sull'autoaffermazione e il cavalletto Bioenergetico.
Il padre di Giovanna era un generale dell’esercito che impartiva un’educazione rigida, senza possibilità di discussione; la madre era una donna debole che soffriva di depressione, manifestava spesso il suo malcontento per aver messo al mondo due figlie femmine. La paziente essendo la secondogenita sentiva maggiormente il peso della delusione materna di non aver generato un discendente maschio
Giovanna, sperando di farsi amare da sua madre, non faceva altro che assecondarla in ogni suo desiderio, subendo anche le prepotenze della sorella maggiore e l’autoritarismo paterno, faceva molti sforzi per essere proprio come i genitori la volevano, negando ogni bisogno e diritto di esistere nella sua reale natura.
Durante il periodo liceale e durante l’università, iniziò ad avere molte relazioni sessuali con coetanei e con uomini più grandi, anche sposati, mantenendole segrete a tutti e raccontando infinite menzogne…
La sua ribellione, i suoi “no” simbolici e la sua rabbia inconscia, li esprimeva indirettamente attraverso una condotta sessuale che sarebbe stata disapprovata dai genitori se ne fossero venuti a conoscenza.
L’inganno era quello di sentirsi così potente da poter gabbare tutti. Nel contempo, nutriva l’illusione di sentirsi amata da tutti quegli uomini che frequentava solo sessualmente.
La crisi di panico si scatenò sulla tangenziale mentre guidava l’autovettura del padre con accanto il ragazzo, che lei riteneva il suo fidanzato proprio perché era l’unico che le dava una relazione continuativa…
Il sintomo che si protraeva nel tempo mise così a dura prova la pazienza del ragazzo, inoltre procurò tanta preoccupazione tra i familiari.
L’esplosione del panico si manifestò quando la rabbia inconscia di Giovanna e il senso di colpa verso tutto e tutti, erano divenuti talmente incontenibili da dover deflagrare in una strada che non le permetteva via di uscita, che la costringeva, suo malgrado, a restare in fila anche se lei voleva tornare indietro, cambiare strada o scendere per fare una passeggiata.
Quella via, inconsciamente, rappresentava la proiezione della strada che aveva preso la sua vita segreta agli altri, nonché il percorso esistenziale ufficiale, che le era stato imposto dalla sua famiglia, attraverso regole a cui si era silenziosamente adattata ma altrettanto silenziosamente ribellata.
La tangenziale rappresentava sinteticamente la proiezione della prigione familiare ma anche della sua stessa galera interiore.
Con la crisi di panico il disagio divenne eclatante, noto a tutta la famiglia ed al fidanzato, che nulla sapevano delle sue relazioni sessuali.
La determinazione ad uscire dalla sua gabbia interiore spinse Giovanna a iniziare la psicoterapia e a fare i movimenti corporei di bioenergetica tutti i giorni, mattina e sera.
Di volta in volta, attraverso i sogni e gli esercizi bioenergetici mirati a sciogliere i nodi profondi che nascondevano il suo malessere, approfondimmo le dinamiche familiari, i vissuti emozionali infantili, il dolore e la rabbia bloccati e memorizzati nel corpo e nell’inconscio
Per Giovanna fu molto doloroso accettare che dietro il suo amore ideale per sua madre e sua sorella c’era un forte desiderio di ucciderle; questa consapevolezza guidata dai simboli onirici la fece cadere in una breve crisi depressiva!
Accettare che in noi esistono impulsi distruttivi, diabolici e perversi, è l’aspetto più difficile della vita, però è proprio questa accettazione che rende la persona piena di salute vibrante.
Per uscire dalla fase depressiva l'aiutai ad accettare la sua rabbia lavorando corporeamente sulla parte diabolica dei suoi genitori interiorizzati, l'aiutai a farla scalciare immaginando di correre libera nel mondo per poi ascoltare il battito cardiaco e il respiro.
Gli incontri proseguirono settimanalmente per tre anni per sentire quanto poteva ringraziare quella sua bambina naturale che spontaneamente aveva trovato le giuste difese per sopravvivere, riuscire a crescere e divenire adulta.
Superata la fase depressiva, Giovanna iniziò a salire sui mezzi pubblici, sulla metropolitana ed infine a guidare sulla tangenziale e sotto i tunnel.
In questo periodo fece un sogno significativo: “mi trovavo sopra un terreno arido, accanto a me c’era una prostituta ferita e sanguinante, alle nostre spalle arrivava una squadra di uomini che ci voleva ammazzare; dovevo fuggire e portare lei in ospedale. L’unico posto sicuro era la terra che vedevo di fronte, però per raggiungerla dovevo attraversare un fiume pieno di coccodrilli. Malgrado la mia preoccupazione, mi sentivo sicura di poter combattere gli alligatori. Metto sulle mie spalle la prostituta ed attraverso il fiume. Riesco a superare la paura dei coccodrilli, riesco anche ad evitare i loro tentativi di aggressione.
Raggiungo l’altra sponda, c’è un morbido prato, tante aiuole fiorite, alberi sempre verdi e frutteti.
La povera donna ferita la consegno ai medici ed infermieri che la portano via con l’ambulanza. Mi sento libera, tranquilla per aver dato aiuto a chi ne aveva bisogno e per aver avuto il coraggio di attraversare il fiume così pericoloso. Sono felice di trovarmi su un terreno fertile”.
L’elaborazione del sogno svincolò Giovanna dall’illusione di sentirsi amata da tutti gli uomini che frequentava solo sessualmente. La consapevolezza la fece sentire dolorosamente ferita, umiliata, offesa, usata e abusata; manifestò la rabbia in posizione grounding, battendo sul cubo o sul materasso messo in verticale.
Il simbolo della prostituta sintetizzava in sé il disagio profondo, le ferite ricevute dai molteplici uomini alla sua identità femminile che, sanguinante, le pesava su tutto il corpo.
L’obbligo di attraversare il fiume pieno di alligatori pronti a divorare lei e la prostituta, nonché la fuga dagli uomini decisi ad ucciderle, simbolicamente rappresenta la sua determinazione a guarire pur mettendo a rischio la vita per raggiungere un posto più sicuro.
I nemici vengono anche associati da Giovanna come quella parte di sé, che desiderando ancora le relazioni promiscue, prova la paura di morire soffocata dal suo stesso impulso e sopraffatta dalla crisi di panico che l'ha indotta ad entrare in psicoterapia.
La terra verdeggiante e feconda di fiori e frutteti l’accoglie per far curare la donna ferita e nel contempo per sentirsi libera di muoversi, senza pesi e pericoli; simbolicamente quel luogo sta ad indicare la grande madre terra archetipica che, integrata nella sua femminilità, la rende consapevole della personale creatività che la libera dal bisogno e dall’illusione che per sentirsi amata doveva concedersi sessualmente a tanti uomini; nel contempo, la svincola dall’autoinganno inconscio che quella era la strada per sentire di avere potere sulla sua famiglia e sul mondo maschile.
Per curare la sua parte “ombra” proiettata sulla prostituta e sentirsi libera, nel sogno è costretta ad attraversare il fiume pieno di alligatori.
Il fiume è l’acqua che percorre e incontra usi e costumi di paesi e città, per giungere fino al mare, proprio per questa sua prerogativa si considera simbolicamente quale il corso della vita che ci permette di conoscere il mondo esteriore ed interiore, è anche la rappresentazione dello scorrere del tempo nello spazio contenuto da argini con confini ben delineati.
Il fiume è il simbolo di quella parte di Giovanna che vuole, attraverso la psicoterapia, accettare il suo destino di donna, confrontarsi con la sua oralità primordiale e distruttiva per trovare quel giusto contenimento dinamico utile per fronteggiare il naturale cammino verso l’esistenza adulta.
La determinazione ad attraversare il fiume manifesta il suo desiderio di superare le crisi di panico curando le ferite della sua prima infanzia e quelle infertasi da sola attraverso relazioni confuse con uomini che non la rispettavano.
Gli alligatori sono il simbolo dell’oralità, dell’avidità e aggressività incontenibile che spingono a divorare senza confini per poi soffrire nell’impossibilità digestiva.
La paura orale di Giovanna proiettata sugli alligatori l’aveva vissuta nella realtà pregressa attraverso i molteplici, insaziabili incontri sessuali, inconsapevolmente non digeriti e sofferti, fino a giungere alla crisi di panico.
I suoi alligatori interni che doveva incontrare senza farsi distruggere rappresentano simbolicamente quella parte di sé orale che ancora si sente affascinata dagli incontri occasionali, ma che consapevolmente vuole tenere a bada per riuscire finalmente a sentirsi felice di essere donna creativamente propositiva, ben radicata nel suo terreno femminilmente fecondo.
Nel contempo l’alligatore è anche il simbolo della sua regressione e aggressività orale verso la madre divorante, introiettata nella prima infanzia ed è anche la paura simbolica della morte del rapporto con la madre, giacché per crescere è necessario differenziarsi facendo morire la relazione simbiotica, al fine di trovare la personale rinascita nel processo di individuazione.
La violenza inconscia della desiderata separazione dalla potenza del legame che la univa alla madre, le si muove contro sotto le sembianze del coccodrillo, simbolo dell'azione negativa e avversa poiché non dà alla luce ma inghiotte trattenendo in modo avido e distruttivo.
Il desiderio di differenziazione e l’ostilità inconsapevole di Giovanna verso sua madre rifiutante, mascherata da un’infinita bontà, in lunghi tempi l’aveva trasferita nel comportamento sessuale, poi strutturando la crisi di panico nella strada senza via d’uscita,.
Questo sogno così ricco di significati profondi fu seguito da una lieve regressione, poiché il simbolo della prostituta liberò Giovanna dall’illusione di avere potere sugli uomini e sulla famiglia.
Il sogno la mise in contatto con quella parte di sé che si era lasciata umiliare ed offendere più volte, per superare il senso di castrazione e di impotenza per essere nata femmina.
Inoltre, divenne consapevole della sua dipendenza affettiva che la induceva a cercare amore dove in realtà amore non c’era.
Il sostegno bioenergetico alla sua rabbia, al suo dolore, la resero cosciente dei suoi confini e della bellezza creativa del suo corpo femminile, l’aiutarono a trovare la tanto ambita interdipendenza con la famiglia e con il fidanzato che divenne poi suo marito.
La voce che di volta in volta si liberava dalle stasi di energia aprì il respiro fino a sentire la zona pelvica e fu proprio il respiro profondo che la liberò dal panico, rendendola sicura di percorrere qualsiasi strada e salire su qualunque mezzo pubblico o privato.
Considerazioni terapeutiche generali
I molti pazienti affetti da crisi di panico hanno un forte bisogno di protezione e dipendenza, accompagnato anche dal desiderio di guarire: pertanto sono solerti alleati della terapia perché vogliono combattere i sintomi tormentosi, considerati estranei al proprio io.
La comprensione dei meccanismi dinamici inconsci in sintonia con la motilità psicocorporea mirata alla soluzione del sintomo, permettono al paziente di abbandonare le difese che aveva adottato per sopravvivere, per superare le resistenze, per collaborare con costante solerzia e per riuscire a sentirsi autonomamente sereno.
L’immediatezza che offrono gli esercizi di Analisi Bioenergetica per agevolare la respirazione profonda senza il ricorso volitivo del pensiero, è ciò che conferisce ulteriore fiducia e fedeltà alla psicoterapia.
I pazienti colpiti da crisi di panico, sono alacri nello svolgere quotidianamente tutti gli esercizi bioenergetici perché sentono che attraverso la voce e il movimento corporeo trovano il giusto aiuto per aumentare la respirazione profonda, per sciogliere le contrazioni muscolari, per armonizzare il corpo e la mente, per radicarsi nella realtà interna ed esterna avvertendo i propri giusti confini.
Inoltre sono zelanti nel ricordare i sogni e nel fare le libere associazioni.
La collaborazione totale alla psicoterapia è quanto li rende velocemente affrancati a sé stessi per confrontarsi con la vita.
Il desiderio profondo e reale di trovare il vero Sé corporeo, la gioia di vivere in sintonia con le responsabilità della realtà adulta, spinge queste persone a volersi associare anche alla classe di esercizi bioenergetici, una volta a settimana per la durata di un’ora e trenta minuti e al gruppo di dinamica a mediazione corporea bioenergetica, una volta al mese per sei ore consecutive.
Il confronto con gli altri della propria aggressività e del proprio dolore, li aiuta a radicarsi nella concretezza quotidiana della vita interiore ed esteriore.
I partecipanti al gruppo trovano sostegno sia nel liberarsi dalle false illusioni e dai grandi ideali dell’IO, che nel sentire l’accoglienza reciproca dei limiti personali e l’accettazione delle proprie emozioni talvolta rispecchiate sugli altri.
L’integrazione delle ombre e delle luci che albergano in noi e tutto intorno a noi, è il punto di forza per una salute vibrante, dinamica e raggiante.
Consultare “Il mattutino risveglio Bioenergetico” di Maria Stallone Alborghetti, pag. 35
Consultare “Ginnastica medica” di Dodi Spagnolini, ed. Mediterranee, 1984 - pag. 33, oppure “Il mattutino risveglio Bioenergetico” di Maria Stallone Alborghetti, pag. 37
Consultare “Il mattutino risveglio Bioenergetico” di Maria Stallone Alborghetti, pag. 36
Vedi foto su “Bioenergetica per tutti – Prevenzione e benessere” di Maria Stallone Alborghetti, ed. Universo Editoriale, pag. 122
Vedi foto su “Bioenergetica per tutti – Prevenzione e benessere” di Maria Stallone Alborghetti, ed. Universo Editoriale, pag. 231
Op. cit., vedi foto a pagg. 161, 169, 170.
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